Custodi dell’unzione

Nel triduo pasquale la Chiesa celebra il memoriale della passione, morte e resurrezione di Cristo.

Fonte e culmine della liturgia è l’Eucarestia celebrata dai suoi ministri e partecipata dal popolo di Dio.

Durante la Messa Crismale del giovedì mattina vengono benedetti gli olii utilizzati per i sacramenti dell’ iniziazione cristiana, della guarigione e del sacro ministero.

Durante l’omelia di questa celebrazione, Papa Francesco si è rivolto quest’anno ai sacerdoti partendo dall’unzione.

Le loro mani sono unte il giorno dell’ordinazione perché possano con la loro imposizione consacrare l’Eucarestia, assolvere dai peccati e benedire.

Sono funzioni che non derivano da un potere personale, ma da un dono di Dio, una sua “unzione” di cui devono essere custodi.

Il prelato salentino don Tonino Bello affermava che la distanza più importante nel cammino del cristiano è quella cha va dal capo ai piedi.

Lo splendore del volto di Aronne, che veniva unto nel capo e nella barba, contrasta con il viso sfigurato e insanguinato di Gesù coronato di spine.

Il passaggio dal sacerdozio levitico a quello della nuova alleanza è segnato dalla dimensione di servizio ed oblazione che trasfigura gli aspetti più umilianti dell’esperienza umana.

Gesù, dopo aver istituito il sacerdozio nell’Ultima Cena, volle lavare i piedi ai suoi apostoli.

Il Maestro ha voluto così evidenziare il nesso tra onore e onere.

Il sacerdote vive autenticamente la sua consacrazione solo se interpreta la sua missione come servizio.

Sempre nella sua omelia, il Papa ha poi rilevato i tre atteggiamenti da evitare: il compromesso, il surrogato e lo scoraggiamento.

La mole di lavoro pastorale non deve mai mitigarne lo zelo.

La routine della quotidianità non deve mai spingere alla compensazione con carrierismo e doppia vita.

Lo scoraggiamento, sempre in agguato, non deve mai portare al ripensamento sulla propria vocazione.

Nelle stessa omelia il Papa ha concluso con l’immagine dell’armonia.

Essa è una manifestazione della bontà e magnificenza di Dio nelle sue opere.

Da un punto di vista socio-relazionale, la capacità di vivere la fraternità sincera, all’interno di un presbiterio, deve prendere il sopravvento sul ricorrente pettegolezzo.

Bisogna parlare di Dio, ma soprattutto a Dio per alimentare la vita di comunione con Lui.

Il Vangelo si diffonde per tracimazione dei doni generosamente elargiti da Dio e generosamente accolti dal presbitero.

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