Il 15 aprile 2023 sono stati ordinati sacerdoti cinque frati francescani dell’Immacolata del Benin.
Il rito si è svolto nel santuario mariano “Notre Dame de la Divine Miséricorde” di Allada.
Per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria dell’arcivescovo di Cotonou, Mons. Roger Houngbedji, gli eletti sono: Jean-Parfait M. Affodji; Fra Antoine M. Agossou; Olivier M. Chole, Jean Joseph M. Dossou-Agbi, Jean-Marie M. Régis Monctho.
Riportiamo l’omelia pronunciata dal loro Rettore P. Alfonso M. A. Bruno in occasione della S. Messa di primizia all’indomani dell’Ordinazione.
Siano lodati Gesù e Maria!
Cari giovani confratelli sacerdoti, abbiamo vissuto ieri una giornata memorabile per la vostra Ordinazione sacerdotale e il venticinquesimo anniversario di Radio Immaculée Conception.
Festa nella festa, grazia su grazia, oggi celebrate l’Eucarestia sull’altare di questo santuario Mariano dedicato alla Madre della Divina Misericordia, all’indomani del sedicesimo anniversario della sua dedicazione.
Ricordo come se fosse ieri ogni evento che ha profondamente marcato la mia esistenza ricordandomi che la vita consacrata e la vita sacerdotale è un mistero di dono nel quale si sale sulla croce senza però fermarsi al Venerdì Santo, ma continuando il cammino fino alla Domenica di Resurrezione.
Immagino che anche nel vostro percorso alla sequela di Gesù abbiate conosciuto un’alternanza di momenti tristi e di momenti lieti di cui ho avuto la possibilità di prenderne parte avendo soprattutto ricevuto a nome della Chiesa la vostra prima Professione dei Voti.
Il primo Papa, San Pietro, tradì Gesù la sera stessa della sua fiera professione di fedeltà.
Il più grande apostolo, Paolo, in nome di una legge farisaica dette il colpo di grazia a S. Stefano.
Papa Francesco dice che il santo è un peccatore perdonato.
Chi ama dipiù è colui al quale è stato perdonato dipiù, come la donna peccatrice che lavò con le sue lacrime e asciugò con i suo capelli i piedi impolverati di Gesù, ospite del fariseo Simone, osservante della Legge, ma insensibile ai bisogni elementari del suo ospite.
Il perdono, però, per quanto gratuito da parte di Dio, che esercita in questo modo la sua misericordia, richiede pentimento e conversione.
Come sacerdoti vi farete proprio ministri, cioè servitori della misericordia attraverso il sacramento della riconciliazione e il paziente ascolto delle debolezze delle persone.
Abbiate, gli uni per gli altri, gli stessi sentimenti di Cristo.
Si racconta che in Spagna un sacerdote non voleva più assolvere un penitente che ricadeva sempre nello stesso peccato.
L’uomo era sinceramente pentito e piangeva a singhiozzi consapevole della sua colpa, ma prigioniero di un vizio.
Fu a quel punto che dalla parete si schiodò miracolosamente il braccio destro di Gesù Crocifisso che disse a quel confessore: “Non hai versato tu il tuo sangue per lui!”
Il nostro mondo oggi conosce ancora guerre sanguinose.
Dimentichiamo che la pace inizia da noi stessi e dal nostro rapporto con Dio.
Coltivate sempre, cari sacerdoti, la vostra vita spirituale per non rischiare di diventare impermeabili alla grazia di Dio e insensibili al prossimo.
La prima carità che potete e dovete fare è quella del sorriso.
Nessuno è così ricco da poterne fare a meno; nessuno è così povero da non poterlo dare.
Il mondo ha bisogno oggi di questa testimonianza di accoglienza e non di indifferenza.
Privilegiate i poveri e non solo coloro che possono darvi ricompense materiali per l’esercizio del vostro ministero.
I poveri sono la “carne di Cristo” dice Papa Francesco e S. Lorenzo martire li additava come la vera ricchezza della Chiesa.
C’è una povertà materiale che si estende fino alla miseria, ma c’è anche una miseria morale che non si risolve con il possesso dei beni materiali.
Celebrare la festa della Divina Misericordia significa allora accogliere tutti alla tavola della riconciliazione con Dio, con sé stessi e con il prossimo.
Tutto è provvidenza, niente è coincidenza.
Cari frati sacerdoti, in questa festa della Misericordia, ricordatevi di fare sempre il primo passo nell’accoglienza degli altri e nel perdono.
Siate liberi dalla piaga dell’autoreferenzialità coscienti che sarete credibili solo se rifletterete il volto di Cristo e non voi stessi.
Gesù è un sole che non abbaglia. Questo significa che lo potete fissare.
Contemplandolo saprete cosa gli è gradito.
Evitate a ogni costo il triste spettacolo al quale il mondo assiste, di preti mondanizzati.
Un sacerdote mondano non è altro che un pagano clericalizzato.
Siate pastori che camminano in mezzo alla gente con vicinanza e tenerezza di buon pastore.
La gente non solo lo apprezza molto, va oltre: sente per lui qualcosa di speciale, qualcosa che sente soltanto alla presenza di Gesù.
Perciò non è una cosa in più questo riconoscere la nostra vicinanza.
Oggi sono io che predico per voi.
Da domani siete voi che dovete predicare.
L’omelia è la pietra di paragone «per valutare la vicinanza e la capacità di incontro di un pastore con il suo popolo» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 135).
Nell’omelia si vede quanto vicini siamo stati a Dio nella preghiera e quanto vicini siamo alla nostra gente nella sua vita quotidiana.
La buona notizia si attua quando queste due vicinanze si alimentano e si curano a vicenda.
Se ti senti lontano da Dio… per favore, avvicinati al suo popolo, che ti guarirà dalle ideologie che ti hanno intiepidito il fervore.
Ai loro occhi, la Persona di Gesù è affascinante, il suo buon esempio dà autorità morale, i suoi insegnamenti servono per la vita.
E se tu, ti senti lontano dalla gente, avvicinati al Signore, alla sua Parola: nel Vangelo Gesù ti insegnerà il suo modo di guardare la gente, quanto vale ai suoi occhi ognuno di coloro per i quali ha versato il suo sangue sulla croce.
Nella vicinanza con Dio, la Parola si farà carne in te e diventerai un prete vicino ad ogni carne.
Nella vicinanza con il popolo di Dio, la sua carne dolorosa diventerà parola nel tuo cuore e avrai di che parlare con Dio, diventerai un prete intercessore.
Avrei ancora tante cosa da dirvi, ma il resto ve lo insegnerà il Signore stesso.
Custodite nel cuore, come Maria, i segreti della vita del Figlio.
Appartenete a un istituto religioso che professa la consacrazione all’immacolata con un voto specifico, un quarto voto, il Voto Mariano.
Esso vi rende missionari come Maria, desiderosi di portare come Lei nella casa di Elisabetta, ciò che aveva di più caro: il figlio Gesù.
Siate quindi solleciti a uno slancio missionario per la Chiesa universale sull’esempio di Maria, prima missionaria del Verbo incarnato in Lei.
Bella la preghiera che avete recitato alla fine della vostra Ordinazione.
Vi siete rivolti alla Madre della Divina Misericordia venerata in questo santuario di Allada.
Una preghiera semplice e densa che ci ricorda come ricevendo la Misericordia, diventiamo anche noi misericordiosi.
E siamo quindi ritornati in questa festa della Misericordia al punto di partenza dell’omelia e cioè la consapevolezza di essere tutti bisognosi della Misericordia di Dio.
Possiate esserne generosi dispensatori nella condivisione del Pane Eucaristico, dei Sacramenti della guarigione nel santo servizio sacerdotale memori dell’ammonizione di San Francesco che diceva:
Badate alla vostra dignità, frati sacerdoti. Siate santi!
P. Alfonso M. A. BRUNO FI
Missionario in Bénin dal 1985 al 2007
Responsabile di progetto e primo direttore di Radio Immaculée Conception
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