Il nome di Gesù, derivato dall’ebraico Yeshua, significa “YHWH salva” o “Dio è salvezza”. Esso racchiude il cuore del messaggio cristiano: la redenzione e il dono della vita eterna offerti dall’incarnazione e dal sacrificio di Cristo. Il nome di Gesù è menzionato esplicitamente nel Vangelo di Matteo (1,21), quando l’angelo annuncia a Giuseppe:
«Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
L’evocazione del nome di Gesù, nell’intero Nuovo Testamento, sottolinea il potere e la presenza divina. Pietro proclama negli Atti degli Apostoli (4,12):
«In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati».
Nell’antica tradizione ebraica, il nome indicava l’essenza stessa di una persona; in questo senso, il nome di Gesù non è soltanto un’identità, ma la manifestazione della missione salvifica del Verbo incarnato.
Il Nome di Gesù nella tradizione francescana e San Bernardino da Siena
La spiritualità francescana ha attribuito una particolare importanza al Nome di Gesù, specialmente attraverso San Bernardino da Siena (1380-1444). Egli promosse la devozione al Nome Santo come centro della vita cristiana, unificando fede e carità in una prospettiva profondamente cristocentrica.
San Bernardino, fervente predicatore e riformatore morale, introdusse l’uso del monogramma IHS, abbreviazione del nome di Gesù in greco (ΙΗΣΟΥΣ). Questo simbolo divenne il fulcro della sua predicazione itinerante e della sua missione di rinnovamento spirituale. Durante le sue omelie, spesso mostrava ai fedeli un cartiglio con il monogramma, circondato da un sole splendente, espressione visiva della gloria divina irradiata dal Nome di Gesù.
Bernardino sosteneva che invocare il Nome Santo favorisse la riconciliazione, la pace e l’unità. Questa devozione fu adottata da numerose confraternite e contribuì alla diffusione della spiritualità francescana nell’Europa del XV secolo. Il monogramma IHS divenne simbolo ufficiale dell’Ordine francescano e fu inciso in chiese, altari e opere d’arte.
L’Espansione della devozione: Sant’Ignazio di Loyola e i Gesuiti
Il nome di Gesù trova una nuova centralità nella Compagnia di Gesù, fondata da Sant’Ignazio di Loyola nel 1540. L’Ordine stesso prende il nome dal Salvatore e il suo sigillo, che raffigura il monogramma IHS circondato da una croce e tre chiodi, riflette l’impegno missionario e salvifico della Compagnia.
Sant’Ignazio, nella sua spiritualità e nei suoi Esercizi Spirituali, invita a contemplare il nome di Gesù come fonte di forza, discernimento e ispirazione per il servizio al prossimo. La Compagnia adottò il monogramma IHS come segno distintivo, diffondendolo in tutto il mondo attraverso missioni, chiese e istituzioni educative.
I gesuiti integrarono la devozione al Nome di Gesù con il loro carisma educativo e missionario, enfatizzando la proclamazione del Vangelo in tutte le culture. La centralità di Cristo e del suo nome nella spiritualità ignaziana si tradusse in un profondo zelo evangelizzatore, che spaziava dalle Americhe all’Asia.
Implicazioni teologiche e spirituali
Il nome di Gesù non è soltanto una parola, ma un compendio della fede cristiana. Esso richiama la missione salvifica di Cristo e invita alla preghiera, alla carità e alla testimonianza. La devozione al Nome Santo, attraverso San Bernardino e i gesuiti, mostra come il cristianesimo possa rinnovarsi e adattarsi alle esigenze spirituali e culturali delle diverse epoche.
Il nome di Gesù, punto d’incontro tra francescani e gesuiti, rappresenta un ponte tra spiritualità contemplativa e missionaria. La sua invocazione rimane un segno di speranza e redenzione per l’umanità, un richiamo universale a vivere il Vangelo nella quotidianità. Come suggeriva San Bernardino, “Gesù sia impresso nel vostro cuore e impresso sulle vostre labbra”, affinché il suo nome continui a risplendere nel mondo come fonte di salvezza e amore infinito.
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