Il fenomeno crescente degli omicidi di massa negli USA

Maggio 26, 2022

Il 24 maggio 2022 è stata perpetrata negli USA l’ennesima strage da un diciottenne in possesso di fucili semiautomatici.
Teatro del “mass shooting” una scuola elementare di Uvalda in Texas nella quale diciannove bambini e due adulti hanno perso la vita insieme allo stesso attentatore abbattuto dalla polizia.
Salvador Ramos, l’autore dell’efferato crimine, era un ragazzo problematico.
Di origine ispanica e figlio di madre tossicodipendente, veniva bullizzato dai compagni a causa della sua balbuzie.
Il suo è stato un disegno criminale, persino annunciato poco prima a una ragazza conosciuta sui social e che oggi si colpevolizza nel non avergli creduto e quindi intervenuto presso le forze dell’ordine.
La nonna sessantaseienne, con la quale il giovane viveva, ha cercato invano di fermarlo ed ora lotta tra la vita e la morte essendo stata sparata dal nipote nel tentativo di ostacolarlo.
Gli Stati Uniti vantano il triste primato tra i Paesi occidentali di morti per arma da fuoco. Nel Paese ci sono più pistole e fucili che abitanti e le impietose statistiche ricordano nel 2020 la media di novantasei persone al giorno ammazzate, di cui sette sono bambini o ragazzi sotto i 19 anni.
Acquistare un fucile o una pistola, del resto, è quanto di più facile, in base alla legge attuale: basta essere maggiorenni e compilare un questionario con i propri dati personali.
Nel 2008 una decisione della Corte suprema dichiarò tutelato il diritto dei cittadini americani di possedere un’arma da fuoco impedendo che, insieme alla riduzione del numero di armi in circolazione, la cultura violenta del ferro e del fuoco potesse mutare.
Il presidente Joe Biden è tornato a reclamare una limitazione al commercio e alla detenzione di armi, ma il peso delle lobby dei produttori fino a oggi ha sbarrato la strada a ogni tentativo di disarmo.
La strage ha già riacceso il dibattito sulle armi nel mezzo della campagna elettorale delle primarie in vista delle elezioni di metà mandato. Non è comunque scontato che la spinta del momento si traduca in azione, visto che le stragi che si sono succedute nel corso degli anni non sono riuscite a superare l’impasse in Congresso.
Interessi commerciali notevoli, mentalità marziale, insufficiente controllo di polizia sul territorio sono i principali ostacoli a un disarmo interno negli USA.
C’è tuttavia da chiedersi cosa spinga a questi crimini efferati.
Un primo motivo è certamente la facilità a procurarsi un’arma in un negozio specializzato, ma esiste anche – come secondo motivo – la crisi profonda del disagio sociale che colpisce soprattutto i giovani.
La mentalità suprematista e il liberalismo economico non aiuta l’integrazione degli immigrati e dei meno abbienti all’interno del consorzio sociale.
La sperequazione alimenta l’odio verso gli altri, che in realtà è spesso un odio spostato verso sé stessi, così come insegna la psicologia sociale.
La ricercatrice Arie Kruglanski, che insegna all’Università del Maryland, dice che questi episodi di estrema violenza “hanno a che vedere con la perdita del senso della propria importanza e possono essere provocati da fallimenti personali, dall’appartenenza a una minoranza discriminata, o quando si è oggetto di bullismo. Esistono infatti molti modi diversi in cui una persona può sentirsi insignificante”.
Diversi anni fa lo psicologo Adam Waytz dell’Università del Northwestern dimostrò con una serie di esperimenti che più le persone sono socialmente legate a un gruppo, più possibilità avranno di pensare che le persone che non appartengono al loro gruppo siano meno intelligenti, e addirittura meno umane.
Secondo l’altro psicologo sociale Nour Kteily, la sensazione di disumanizzazione e di isolamento dalla cultura dominante può essere alla base di attentati.
Il suprematismo bianco e le rappresentazioni negative dei musulmani o dei neri, sono aumentate anche per colpa di politici come Donald Trump. Le persone si rendono conto di come le minoranze vengano screditate e siano paragonate a criminali e animali.
Salvador Ramos si era recato proprio in quella che era la sua scuola elementare da bambino, luogo molto probabilmente di non felici ricordi, malgrado quella che dovrebbe essere la spensieratezza dell’infanzia.
Emerge infine un terzo motivo alla base degli omicidi di massa che ha una base psichiatrica indotta anche dall’uso di stupefacenti.
Alcuni conoscenti dell’attentatore testimoniano come Salvador Ramos presentasse alle volte il volto e le mani rigati a sangue. Benché il giovane si giustificasse dichiarando di essere stato graffiato dal gatto di casa, in realtà erano le prove del suo autolesionismo e di una patologia psichiatrica che non doveva permettergli di dotarsi di armi.
Attraverso gli studi dell’autorevole psicologo Arie Kruglanski, sempre dell’Università del Maryland, apprendiamo che il sentimento di odio verso sé stessi spinge le persone ad agire per ristabilire la sensazione della loro importanza: e l’azione più veloce, efficace e potente è anche “l’atto più primitivo e primordiale che un essere umano possa compiere: mostrare la propria forza su altri esseri umani”. La violenza, in altre parole.
L’omicidio di massa, nello stile detto “pseudocommando”, è una modalità di agire criminale emerso in forma quasi epidemica da pochi decenni prevalentemente negli USA.
Il paradigma della schizofrenia non è più solo l’introversione ed il deterioramento mentale ma anche l’estroversione e l’azione.
I mass murders, individui anaffettivi ed insensibili ai normali stimoli sociali, reagiscono con un comportamento imitativo rispetto al modello mass shooting. Siamo di fronte ad un vero e proprio processo di infezione psichica e di induzione all’acting out violento contro la quale alcuni, non hanno capacità di resistere. Il punto di vulnerabilità è quella che gli psicopatologi del secolo scorso chiamavano una frattura nella linea della vita cioè un vissuto di totale annullamento del rapporto interumano e di vuoto interiore in un contesto sociale e culturale in cui predomina l’ideologia della guerra: si esalta l’azione eroica ed il ricorso alle armi, sacrificando il valore della vita umana al criterio dell’utilità personale e dell’affermazione megalomanica.
Il quadro di questa nuova psicopatologia non sarebbe completo se noi non includessimo un fattore iatrogeno: l’uso e l’abuso di sostanze psicotrope, sostenuto dalla psichiatria organicistica al servizio delle case farmaceutiche una vera e proprio miccia per eventi violenti e catastrofici.
Mentre il Texas piange le sue vittime, Papa Francesco, al termine dell’udienza generale di mercoledì 25 maggio 2022, ha espresso pubblicamente il suo cordoglio dicendo: “Ho il cuore affranto per la strage nella scuola elementare in Texas. Prego per i bambini, per gli adulti uccisi e per le loro famiglie. È tempo di dire basta al traffico indiscriminato delle armi! Impegniamoci tutti perché tragedie così non possano più accadere”.

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